Dal 12 aprile al 3 maggio, al Terminale Cinema la rassegna "68 Pop" a cura di Mabuse Cineclub. In programma "La decima vittima (di Elio Petri, il 12 aprile), " 5 bambole per la luna d'agosto (di Mario Bava, il 19 aprile), "La morte ha fatto l'uovo" (di Giulio Questi, il 26 aprile), "Dillinger è morto" (di Marco Ferreri, il 3 maggio). Spettacolo unico ore 21.30, posto unico 5€. Ingresso riservato ai possessori di tessera associativa 2018 (1€)
‘68 POP
Il ‘68 - sarebbe meglio parlare degli anni a cavallo del ‘68 - è stata una fase storica irripetibile nella quale in tutto il mondo sono nati i germogli della società moderna. Nel nostro Paese le battaglie sociali e civili più importanti, quella per lo Statuto dei lavoratori, per la legge sul divorzio o sull'aborto, o anche per una nuova legislazione sulla scuola e l'università, sono nate dal movimento del sessantotto. Anche in campo artistico, musicale e cinematografico, per non parlare del costume, dei rapporti sociali e interpersonali, o anche del linguaggio, quegli anni sono da considerarsi tutt'oggi una straordinaria rivoluzione culturale, con cambiamenti radicali in ogni ambito. Mezzo secolo dopo avremmo potuto omaggiare il ‘68 con un ciclo di film che rappresentassero bene tutto questo e sarebbe stato anche semplice perché esiste una corposa filmografia sul periodo, ma ci sembrava più originale guardare altrove e raccontare quegli anni di grande libertà creativa e fermento artistico con l'influenza che moda, design, fumetto, arte, grafica, ebbero sui nostri registi, i quali, trovando anche le maglie della censura notevolmente allentate, avevano una libertà nella rappresentazione dell'eros e del non conforme ai costumi tradizionali impensabile solo qualche anno prima. Il risultato fu quello che oggi potremmo chiamare un caleidoscopio post-moderno di immagini ed estetica Pop, di eros e trasgressione, che rende tanti film di quel periodo autentici cult-movie e quelli scelti per questa rassegna alcuni degli esempi più riusciti e amati dai cinefili. (LB)
Programma a cura di Luca Barni e Filippo Bardazzi.