Un film destinato al cinema rimane al cinema. Non è comprensibile che ci siano centinaia di film che a un certo punto vengono eliminati dalla disponibilità delle sale. Che rimangono visibili in televisione, online, a casa ma non più in sala. Chiediamo che il cosiddetto "diritto theatrical" sia protetto permettendo così ai cinema di poter programmare anche film più vecchi all'interno di omaggi, retrospettive, cineforum. Chiediamo che i film prodotti per le piattaforme streaming o la televisione che sono stati distribuiti anche nei cinema rimangano proiettabili in sala nel tempo.
Tutti i contenuti che passano dalla sala cinematografica acquisiscono grazie a questo un valore e una visibilità a cui i cinema contribuiscono, e che sono in grado di replicare e valorizzare anche oltre il lancio iniziale. Nell'attuale modello tutto ciò che è sfruttamento successivo del film è, appunto, sfruttamento successivo, reso possibile dal passaggio in sala.
Sarebbe auspicabile inoltre rendere accessibile, previo accordo con gli aventi diritti, anche una parte di film e altri contenuti prodotti specificatamente per i servizi VOD alla fruizione in sala , in una reciprocità che mette a disposizione del pubblico i contenuti in modalità condivisa e non solo individuale.
Il comparto delle sale cinematografiche deve garantire una sufficiente pluralità di offerta e di sguardi.
Le nostre strutture riescono a offrire al pubblico una varietà di visioni solo con grandi difficoltà. Non solo per la mancanza di film, dei relativi supporti alla proiezione e dei diritti, ma anche a causa di un persistente conflitto di interessi all'interno della filiera distributiva‐esercizio che privilegia sfruttamenti intensivi e rapidi che non tengono conto della possibilità di una curatela personalizzata dei cinema indipendenti.
Rivendichiamo infine – last but not least – un mutamento di rotta rispetto al passato, chiedendo di liberare finalmente le potenzialità di una fetta di mercato che risente di condizioni inique incancrenitesi negli anni: minimi garantiti, teniture fuori scala, esclusive illimitate dei film in prima visione riservate a poche sale e senza limiti di data, quote di noleggio elevate, impossibilità di fare la multiprogrammazione (se non con i film dei distributori indipendenti), impossibilità – tanto per citare come esempio concreto il caso più diffuso, antico e clamoroso, e doloroso per tante monosale e piccole sale italiane ‐ del “doppio programma” (spesso è precluso il proiettare al sabato e alla domenica film di prima visione o di proseguimento ‐ se non dopo molte settimane ‐ per bambini al pomeriggio e quello per gli adulti alla sera).
Ogni territorio e ogni cinema ha le sue specificità e deve poter compiere le sue scelte in coerenza con la natura del contesto in cui si inserisce. Le scelte di programmazione, sia in vista del servizio sociale e culturale sia in vista dell’ottimizzazione dei profitti, dovrebbero partire da chi conosce il territorio e il contesto, concordando sì strategie con i distributori, ma senza dover sottostare a limiti contrari alla diffusione capillare della cultura cinematografica.
Tra la realizzazione di un film e il suo risultato al box‐office c'è tutto un sistema di promozione e coinvolgimento degli spettatori in cui le sale, con il loro lavoro curatoriale, di selezione, di comunicazione verso il proprio pubblico di riferimento, sono fondamentali e spesso capaci di creare sul territorio dei veri e propri casi di partecipazione.
I servizi di queste sale, che sono riconosciute e premiate dal pubblico attraverso una partecipazione e una stima tangibili, si compongono quotidianamente di mille forme di arricchimento e approfondimento che creano cultura condivisa: la sala è anche il dibattito, l’esperto che racconta e integra, il critico che approfondisce, il regista che spiega, il cast che racconta, il curatore che propone una rassegna, l’appuntamento settimanale con la cultura, l’intelligenza, il pensiero critico. Ma, soprattutto, la sala è il suo pubblico. Pubblico che condivide emozioni, dubbi, pensieri, insieme.
Per questo chiediamo con forza che si inizi a ragionare da subito sul ‘dopo’ in maniera trasparente e condivisa, senza dimenticare la voce e il ruolo delle sale indipendenti, ma anche degli autori, dei produttori e dei distributori indipendenti che hanno contribuito negli ultimi anni alla ricchezza, varietà e profondità culturale del panorama cinematografico. Si tratta di categorie che costituiscono la vitalità e il futuro di un comparto che svolge un ruolo tutt’altro che marginale nella vita culturale italiana, usufruendo peraltro in modo inversamente proporzionale dei finanziamenti per lo spettacolo, che premiano le società più grandi e con ricavi commerciali già di per sé elevati.